STAGIONE SPORTIVA 2004-05
Rubrica "Santina nel Pallone"
L'articolo di Claudio "Girone di andata"
NO alla violenza "Comunicato n°22"
COMUNICATO UFFICIALE N.22 DEL 03/02/05
Stagione Sportiva 2004-05
Lega Nazionale Dilettanti-Settore Giovanile e Scolastico
Pubblicato ed affisso all’albo del C.P. il 02/02/05
 
Il gravissimo episodio di violenza che si è registrato la scorsa Domenica nel campo di Misilmeri è stato oggetto di riflessione da parte della Presidenza del Comitato Regionale Sicilia della L.N.D. e mi ha spinto ad effettuare alcune considerazioni che ritengo utile sottoporre all’attenzione di tutte le componenti calcistiche regionali affinché ciascuno di noi, per la parte di propria competenza, ripensi al proprio impegno, alle proprie responsabilità, alla concreta possibilità di produrre uno sforzo congiunto al fine di ridimensionare i comportamenti devianti di chi si reca allo stadio solo per produrre violenza. In effetti l’attuale contesto fa apparire anacronistico perfino il pensiero di Pietro De Cubertin che riteneva lo Sport strumento di grande aggregazione per riuscire ad abbattere le divisioni e diventare la grande sagra celebrativa della fratellanza fra i popoli. Lo Sport in generale ed il calcio in particolare, invece, costituiscono sempre di più un fatto economico tanto che gli interessi ed il cieco fanatismo hanno distrutto quegli ideali che lo rendevano importante sotto il profilo umano e sociale.
Oggi lo Sport è soprattutto lotta di interessi economici, esaltazione del campanilismo, competizione esasperante e tutto questo diventa facilmente un incentivo alla violenza per chi scarica negli stadi i propri istinti aggressivi e le frustrazioni accumulate durante la settimana. Sembra quasi che costoro si liberino da ogni scrupolo morale e dai consueti modi di comportamento sociale investendo con la violenza tutto ciò che ostacola la propria passione sportiva: sostenitori della squadra avversaria, giocatori, arbitro. E’, quindi, avvilente che si debba considerare una partita di calcio come un’occasione di delinquenza dove certi atti di brutalità costituiscono la preoccupante spia di un disadattamento di alcune fasce della popolazione e di un imbarbarimento dei costumi civili e dei valori umani che dovrebbero dominare la nostra società progressista e del benessere.
Della questione, diventata ormai una vera e propria piaga sociale, si è occupato perfino il Parlamento con numerose iniziative legislative che hanno lo scopo di limitare gli episodi di violenza negli stadi. In tale contesto ciascuno di noi deve prendere coscienza delle proprie responsabilità e deve rendersi conto che soltanto una corretta interpretazione del proprio ruolo impedirà nel futuro il ripetersi di fatti che,sia chiaro, non intendo più tollerare. Non rientra, certamente, nelle mie intenzioni generalizzare l’ambito di un problema che, sono certo, riguarda soltanto alcune “fasce delinquenziali” che intendo marginalizzare ed allontanare definitivamente dal nostro ambiente.
Per fare questo è necessaria la collaborazione di tutti: dirigenti, calciatori, allenatori, arbitri, affinché, come detto, vengano individuati i violenti e vengano allontanati dalle nostre squadre e dai nostri campi. Le parole d’ordine sono due: educare ed applicare rigorosamente le regole.
Si tratta di due concetti fortemente collegati perché educare significa insegnare il rispetto delle regole. Le regole sono elemento di libertà, di responsabilità e di rispetto per gli altri.
Bisogna, altresì, insegnare ai calciatori a guardarsi dai falsi miti, dai violenti e dagli arroganti, dagli sportivi che si dopano pur di vincere e da chi non sa affrontare sacrifici per raggiungere la meta che si è dato. Noi, lo ribadisco, non vogliamo criminalizzare nessuno ma, nello stesso tempo, siamo convinti che in circostanze come quelle sopra descritte, la benevolenza e la tolleranza non aiutano a risolvere il problema. E’ necessario, pertanto, ed in tal senso ci orienteremo, educare allo Sport ma è necessario, altresì, essere fermi e pretendere una rigorosa e determinata applicazione delle regole e delle norme della Giustizia Sportiva, condannare i delinquenti e i violenti affinché tutti comprendano che il calcio deve tornare ad essere, oltre che motivo di svago e di divertimento, anche e soprattutto sinonimo di vita.
Il Presidente
Gianfranco Provenzano
 
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