Ad Alimena esistono sei confraternite. La successione comunemente riferita, dalla più antica alla più recente, è la seguente: confraternita del SS. Sacramento, dell’ Ecce Homo, del Crocifisso, del Rosario, di San Giuseppe. Queste sarebbero state fondate contemporaneamente al paese, intorno al 1600. La maggior parte dei confrati intervistati ritiene, peraltro in accordo con quanto recitato negli statuti, che le confraternite di Alimena siano sorte per motivi di devozione, ma un confrate dell’Ecce Homo, sintetizza nella <<tesi di religione e confraternita>> il motivo fondamentale del nascere della sua compagnia: <<La tomba e gli altri privilegi – egli afferma – sono venuti dopo>>.
Il diritto goduto da ogni compagnia di possedere una sepoltura viene cioè valutato come un elemento secondario rispetto agli scopi devozionali. Riguardo alla Maestranza alcuni iscritti affermano che essa era formata originariamente solo da artigiani.
Di recente si sono iscritti invece non solo muratori, falegnami, fabbri, calzolai, ma anche commercianti ed autisti, quindi non artigiani e non necessariamente imparentati con mastri come in passato. Le altre confraternite denunciano i guasti profondi dell’emigrazione e si reggono sugli ultimi iscritti, pochissimi dei quali presenti ad Alimena, dal momento che la maggior parte risiede ormai all’estero.
Per le altre confraternite, Crocifisso, Rosario, San Giuseppe sostanzialmente identica alle precedenti la loro composizione sociale: contadini e artigiani ne costituivano in passato e ne sono attualmente i componenti. Dalle interviste con i confrati si evince che le iscrizioni, i compiti, gli obblighi e i privilegi all’interno di ciascuna confraternita erano regolati da norme prestabilite.
Per quanto tutti gli informatori parlino di un regolamento interno, ben pochi tuttavia sono quelli che ne ricordano con sufficiente coerenza le modalità. Dalle interviste si evince che la compagnia dell’Ecce Homo e strutturata secondo una organizzazione gerarchica delle mansioni che prevede un Superiore, un Vice Superiore, un Segretario, un Cassiere e l’Amministrazione.
In verità i nostri informatori non chiamano in causa troppo spesso la gestione spirituale delle confraternite e anzi riguardo ai rapporti con la chiesa rimarcano consapevolmente e insistentemente la loro autonomia e indipendenza. Riguardo alle modalità di iscrizione, gli informatori dichiarano che a chiunque é concesso far parte della compagnia. E’, necessario però che l’aspirante confrate presenti prima una domanda di ammissione e se accettato che paghi L. 10.000 e successivamente L. 1.000 per il rinnovo annuale.
Quanto a possibili forme di assistenza, sia economica che di altra natura, di cui i confrati mutualmente godevano nel passato, i nostri informatori ricordano soltanto l’obbligo, non più vigente, di accompagnare al cimitero il confratello defunto eccetto se malati. Il diritto alla sepoltura è rimasto dunque 1’unico ad essere ancora parzialmente fruito.
La tomba e l’oratorio costituivano i beni materiali più cospicui. Nel ricordo dei vecchi confrati le feste religiose e soprattutto il periodo quaresimale costituivano però i momenti più importanti di riposo e di vita comunitaria. Anche se << era lunga la quaresima >> essa offriva tuttavia occasioni e motivi per stare insieme a cantare, a mangiare e a bere.
Non tutte le compagnie possedevano però l’oratorio. La Maestranza per esempio si riuniva nella sagrestia della chiesa del Carmelo, e così anche il SS. Sacramento, dopo che il suo oratorio era stato espropriato <<ingiustamente>> da un possidente del luogo. Le compagnie che ancora oggi dispongono di un locale lo aprono raramente, <<solo a Pasqua e nelle due domeniche successive per il rinnovo delle iscrizioni annuali >>.
Il bar é diventato il luogo dove più frequentemente i confrati si riuniscono per giocare insieme a carte. Le confraternite di Alimena avevano ciascuna la propria chiesa, dove i confrati si recavano per assistere alle funzioni religiose. In entrambi gli statuti consultari, al capitolo quarto, si recita infatti: <<L’individuo fratello dovrà essere probo, integro e onesto, che gode buona opinione presso il pubblico, venendo esclusi i ladri, i bestemmiatori, gli spergiuri, i maldicenti, gli scandalosi, i giocatori, i pervenuti di misfatto e coloro che per difetto qualunque sono stati esclusi d’altre compagnie e della propria>>.
L’interessante è osservare che nel brano citato si offre una perfetta immagine della società divisa in buoni e cattivi. L’interessante articolo suggerisce cioè una immagine della confraternita come microcosmo di eletti, che si pone quale exemplum civile e religioso davanti alla più vasta comunità, ai cui margini stanno coloro che deviano dalla retta via.
In questa programmata volontà di separare e contrapporre buoni e cattivi, la confraternita celava forse la sua più pericolosa funzione di controllo sociale della comunità. Dipendenti dal vescovo e dai suoi rappresentanti, le confraternite di Alimena dovevano ottemperare ad alcuni obblighi religiosi, la cui inosservanza provocava 1’espulsione dei confrati o, nei casi meno gravi, il pagamento di multe in denaro. Era cioè obbligatorio il precetto annuale e la partecipazione alle manifestazioni religiose sia processionali che liturgiche.
Da molti anni tuttavia i rapporti fra le confraternite e il clero non subiscono più incrinature o lacerazioni di tal genere. Purtroppo le confraternite sembrano destinate a scomparire insieme agli ultimi vecchi iscritti, detentori di un sapere e di una concezione della religiosità, in cui ha trovato espressione una visione del mondo diversa e, in alcuni casi, attivamente contrapposta rispetto a quella ufficiale. (Riguardo agli statuti di ciascuna confraternita, gli intervistati o ne hanno dichiarato la perdita o hanno affermato che ne sconoscono l’esistenza)