Il Venerdi Santo segna l'acme dell'estremo sacrificio del Cristo in un frenetico succedersi di riti e manifestazioni, che
vogliono esprimere dolore, partecipazione, rievocazione.
Di prima mattina comincia la visita ai "Sepolcri" da parte delle
confraternite, che visitano solo tre chiese, completando il giro in
quella del Calvario.
Verso le 11:00 la battola ("a truccula") portata in giro per le strade,
chiama i fedeli alla messa, al posto delle campane, legate in segno di
lutto. Alla fine della messa si svolge in chiesa, dopo l'adorazione
della Croce, una breve processione guidata dal sacerdote, al canto di "Popule meo" in un latino storpiatissimo.
Popule meus, (Popolo mio)
popule meus, (Popolo mio)
quid feci tibi (che cosa ti ho fatto)
aut in quo (o in che cosa)
aut in quo contristavi te? (ti ho rattristato?)
Responde, (Rispondi)
responde mihi (rispondimi)
Sono le ore 15:00. Un lugubre tambureggiare (Tum-tum. Tum, tum,
tum. Tum-tum. Tum,tum,tum...) si spande per l'aria, raggiungendo
tutte le case; accanto alla chiesa del Calvario il parroco con la Banda
ed un gruppetto di persone che innalzano sulla grande croce nera il Cristo
spirante di cartapesta, custodito nella chiesa. Lo legano con molta riverenza; poi s'inginocchiano per adorarlo.
Intanto vengono portate fuori dalla chiesa le belle statue della Madonna e della Maddalena e poste
ai piedi della Croce.
Il quadro biblico è completo ed i presenti in
composto silenzio ne rievocano tutti gli istanti con la meditazione,
mentre la Banda in sordina suona musiche luttuose.
Poi cominciano
a giungere le confraternite, precedute dal suono cupo del tamburo.
Di tanto in tanto elevano al cielo l'accorato lamento per piangere
Gesù ormai morto.
Incominciano a salire la gradinata di 33 scalini, che porta alla
chiesa. Si inginocchiano su ogni gradino e recitano il «Credo». Poi
giunti sotto la Croce si prostrano in adorazione dicendo: «Adoremus
te, Christe, quia per Sanctam Crucem tuam redemisti mundum».
Anche moltissimi fedeli recitano il «Credo».
L'andirivieni dura fino alle ore 18:00, quando il Cristo viene deposto
e collocato nell'urna per essere portato in processione, che vuole ricordare l'accompagnamento funebre, fase culminante della tragedia:
la crocifissione, la morte, la sepoltura.
Una lunghissima teoria di confrati avvolti nelle «cappe», tranne
quelli della maestranza, il cappuccio calato sul viso, un cero acceso
in mano, si snoda dalla matrice lungo la stessa strada del giorno
precedente. Davanti ad ogni gruppo il superiore ed i componenti del
consiglio di amministrazione reggono le insegne. Accanto a loro due
confrati portano la Croce da cui scende una banda bianca, e la bandiera.
Le confraternite sono cosi disposte: davanti S. Giuseppe, poi il
Rosario, la Maestranza, il Crocifisso, l'Ecce Homo ed il S.S. Sacramento. Dietro l'arciprete e tutto il clero; seguono le autorita e due
carabinieri in alta uniforme. In coda la banda in divisa nera, seguita
da una folla immensa di fedeli raccolti in mistica preghiera.
Altri si sporgono dai balconi illuminati da lampadine elettriche
(anticamente da lumi a petrolio o da candelieri ad olio).
Giunti ai piedi del Calvario si dispongono in due file ai margini
della scalinata per assistere alla deposizione, quindi composto il Cristo
dentro l'urna, appoggiata sul fercolo «A vara» abbastanza pesante,
essa viene sollevata e portata
giù per la scalinata lentamente, (anticamente preceduta dalle statue dell'Ecce Homo,
della Pieta e del Crocifisso) e seguita dalla Madonna e dalla Maddalena, creando una doppia fila in movimento inverso, molto spettacolare.
La Maddalena porta in mano un mazzetto di fave verdi, che ricorda l'uso diffuso in Sicilia di offrire le primizie.
Di tanto in tanto il corteo si ferma, e mentre i portantini si danno il cambio si grida con tono
accorato «Viva 'a misericordia di Diu!».
Il momento più affascinante si raggiunge durante la discesa lungo
la via Vittorio Emanuele, allorchè le statue affiancano l'urna, le
candele tutte insieme spandono la luce tremula ai bordi della strada,
la marea della folla ondeggia sussurrante e la banda intona la marcia funebre di Chopin, sublimando con l'armonia il cerimoniale, ormai giunto all'epilogo.
Sono immagini che si scolpiscono indelebilmente nell'animo!
Infine una breve predica
celebra il compimento del sacrificio e del riscatto, con la richiesta del
perdono.
L'assemblea si scioglie con l'animo turbato da pensieri di morte,
di castighi, di vita eterna, di fede.
Alla maestranza spetta il compito di riportare l'urna e le statue al
Calvario.
Dopo questo ultimo atto, nella tarda serata del venerdi cala il
sipario sulle scene della morte e si spegne il fervore religioso-folkloristico animato da quasi tutti gli abitanti del paese ed in particolar
modo dalle Confraternite, vere protagoniste ed attrici della rievoca
zione storica della passione di Cristo. |
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