Blufi 2008: Santuario Madonna dell’Olio
Il Santuario della Madonna dell’Olio, situato a circa 2 km dal centro abitato del Comune di Blufi e posto a 650 m s.l.m. su un poggio ricavato naturalmente, in un declivio della collina che lo sovrasta, rappresenta e ha significato, di certo, nel corso dei secoli che ne hanno custodito la preziosa memoria religiosa, culturale e artistica, uno dei luoghi di culto di maggiore importanza storica, principalmente per le generazioni che si sono succedute nelle zone abitate del comprensorio Madonita sin dai tempi della sua edificazione. L’attrattiva devozionale esercitata da questo meraviglioso luogo di venerazione mariana ha consentito lo svilupparsi ed il manifestarsi nelle sue tradizioni cultuali specifiche, nel corso del tempo tra una generazione e l’altra, di un intenso e genuino fervore religioso testimoniato dai tanti pellegrinaggi e dalle opere di devozione volte a rendere omaggio ad uno dei santuari dedicati al culto della vergine in Sicilia legato, per tutti coloro che ne hanno avvertito il fascino attraverso una fede popolare ricca di forte spiritualità e la presenza viva del mistero, ad un avvenimento miracoloso suscitato dall’intervento della Vergine, dal quale avrebbero tratto beneficio tanti devoti. Il luogo sacro, oltretutto, offre allo sguardo di chi vi si reca in visita o in pellegrinaggio dei meravigliosi paesaggi rurali ed un orizzonte panoramico molto ampio, che conferiscono al complesso religioso un maggiore fascino e una bellezza del tutto particolare. La suggestiva atmosfera che ancora anima la vista di quegli edifici cultuali restituisce un ineguagliabile scenario allo sguardo di chi, interessato, non solo per ragioni di fede alla devozione del luogo ma anche per interesse storico-culturale ed artistico, ne intende serbare il ricordo suscitato dal particolare fascino espresso dall’aura di armoniosa sacralità e di rara bellezza, che si inscrive nel solco della storia di queste contrade dell’entroterra siciliano. Sull’evento connesso alla decisione di edificare il santuario è da ritenere attendibile il documento datato alla metà dell’800 (caratteri romani), che attesterebbe l’inizio del culto collocandolo nell’ottavo (in caratteri romani) secolo. Oltre a questa certezza storiografica acquisita, molto di ciò di cui si sarebbe a conoscenza per quanto concerne i secoli trascorsi, è stato trasmesso da leggende e da ciò che le generazioni e la cultura popolare ci hanno tramandato oralmente. Stando alle attestazioni e ai riferimenti di chi ne ha fatto oggetto di ricerca, il proprietario del terreno, su cui sarebbe sorto anticamente il primo nucleo del complesso architettonico sacro, sarebbe un personaggio di origine nobiliare (probabilmente un principe o un conte del luogo), di cui si è certi che appartenesse all’ordine dei Cavalieri di Malta. Questa sua appartenenza all’ordine religioso menzionato è d’altronde comprovata dalla stella dell’ordine stesso incastonata fino ad epoca recente nella facciata stessa della chiesa posta sopra il portale e di recente trafugata da ladri. Dalla memoria storica si evince che il suddetto proprietario avrebbe ordinato i lavori per la realizzazione della chiesetta come atto di ringraziamento e di omaggio alla Santa Vergine, che, secondo il suo credere, proteggendo quei luoghi dall’azione di ladri che sottraevano agli abitanti delle zone circostanti gli idrocarburi affioranti dal sottosuolo impiegati per l’illuminazione, ne avrebbe facilitato la cattura. Due leggende sono da prendere in debita considerazione, anche se non hanno un valore documentale, ma possiedono un interesse che la cultura e la civiltà contadina di questi posti non ha mancato di far pervenire fino ai giorni nostri, sedimentando la particolare memoria di questi presunti eventi nel tempo. Una prima leggenda farebbe risalire l’evento iniziale della decisione presa dalla comunità del luogo di costruire un santuario dedicato alla Madonna al ritrovamento di un quadro raffigurante la stessa. L’altra, molto più diffusa e tenuta cara nell’immaginario collettivo di queste terre e sulla quale poggia la genuina devozione di tanti fedeli ancora oggi, si basa sul riconoscimento religioso e sull’importanza accordata alla sorgente posta in una piccola grotta a brevissima distanza dagli edifici di culto, da cui sarebbe affiorato un liquido sulfureo ricco di idrocarburi, le cui proprietà minerali sarebbero servite come rimedi efficaci in special modo per le malattie di origine cutanea. Un altro impiego avrebbe riguardato l’uso di questo particolare olio come farmaco vermifugo. L’evento miracoloso della sorgente,che avrebbe donato agli abitanti di questi luoghi l’olio utile a lenire e guarire da mali e sofferenze fisiche grazie all’intervento della Vergine, è stato da sempre accolto da molti con una fede sincera ed indiscutibile.Quale che sia la verità di quegli avvenimenti che stanno all’origine del culto e che potrebbe restituirci tutto intero il quadro della sua storia reale, resta di fatto forte e molto sentita la motivazione a recarsi in questi luoghi , che hanno visto, nel susseguirsi degli ultimi secoli, l’affermarsi di una spiritualità caratterizzata da una purezza ineccepibile e da un intimismo religioso sincero, di quella religiosità popolare e contadina che ha contraddistinto la semplicità della gente umile di queste contrade, a differenza di quanto si è verificato nel consolidarsi nel tempo di altre tradizioni isolane affini dove all’esaltazione dell’elemento religioso si e spesso confuso qualcosa di pagano e di non autenticamente sacro. Sotto il profilo architettonico, lo splendore e la sobrietà della struttura della chiesetta originaria, prima degli interventi di restauro e delle modifiche apportate, è data dalle forme e dalle linee assimilabili alla classicità dell’arte rinascimentale, che, nella loro semplicità, restituiscono un modello di architettura religiosa di valore inestimabile.Le modifiche effettuate al progetto originario riguardano essenzialmente l’ingrandimento della struttura, che, precedentemente ai lavori, era costituita soltanto da una chiesetta e da alcune stanze annesse, adibite ad eremitorio; anche la facciata ha dovuto subire dei cambiamenti nel suo prospetto iniziale ed il campanile che sovrastava le parti del santuario è stato sostituito.Per quanto concerne l’assetto architettonico della chiesetta antica prima dei restauri, il portale dovette essere sormontato nella sua originaria prospezione da un motivo ornamentale arabesco,le cui linee geometriche si risolvevano in una trama espressiva molto raffinata; sulla parte sommitale della chiesa il campanile sostituito era tagliato da due archi rifinito in cima da cuspidi, il cui stile bizantineggiante ne sottolinea il carattere originale oltre che la sobria e armoniosa bellezza formale e artistica conferita dall’insieme; la pianta della chiesa è su base rettangolare; all’interno l’unica navata di cui si costituisce la piccola chiesa presenta nel presbiterio e nella volta a botte degli stucchi decorativi di fattura pregevole e degli ori di origine settecentesca.Il simulacro in legno della Madonna come segno della centralità della devozione e della dedicazione rivolta in questo ambiente sacro alla Santa è attribuito ad un artista di Gangi, il Quattrocchi,mentre il Crocifisso, che pure vi si trova, presenta un interesse artistico degno di rilevanza per l’intensa drammaticità che riesce ad esprimere il suo volto e la sua postura. A seguito di diversi interventi di restauro, il campanile eretto all’origine venne sostituito del tutto ed altri sostanziali aggiustamenti, come ad esempio la rimozione della vecchia struttura muraria e il cambiamento della pavimentazione interna in mattoni di terra cotta con gli attuali in scaglie di cemento, non hanno alterato, in misura rilevante, lo splendore e la grazia di ciò che,attraverso la sapienza di quell’arte e di quelle linee architettoniche, è stato preservato sin dai tempi più antichi. L’immagine attuale del santuario Madonna dell’olio offre ai visitatori uno scenario diverso. La torre campanaria moderna affianca la chiesa, mentre la parte superiore della facciata mostra un rosone, laddove sarebbero stati rimossi un’iscrizione araba (testimonianza ulteriore non solo della sovrapposizione e della confluenza degli stili realizzati nell’arco delle differenti epoche storiche, ma anche di una partecipazione e stretta collaborazione interculturale, simbolo di avanzata civiltà) e un serpente scolpito interpretabile, secondo una remota e canonica simbologia cristiana, come l’immagine stessa del Cristo datore di vita in sovrabbondanza, cosi come il rettile, deponendo una molteplicità di uova, sarebbe fecondo, secondo la sua particolare natura. La storia di questi luoghi e del santuario, che ne arricchirebbe la spiritualità e la cultura di un popolo, unita alle leggende pervenuteci, non farebbe altro che aumentarne il suo fascino, proprio per l’aura di mistero, che da sempre si cela dietro questi fatti storici,rendendo queste testimonianze del passato,tracce indelebili scolpite nella memoria e nella geografia di questi luoghi, come qualcosa di unico ed irrinunciabile a vedersi e ad essere conosciuto ed ammirato.
Complimenti, Albanese.
Grazie per averci dato spazio sul tuo blog.
NMax
“LUNGA VITA AL MODEM”