Alimena rimane a secco e denuncia due paesi vicini. ‘Allacci abusivi’: sotto accusa Bompietro e Blufi
fonte Repubblica.it — 13 ottobre 2001
Sulle Madonie scoppia la guerra dell’ acqua. Ad Alimena, centro di tremila anime, è emergenza. A lanciare l’ allarme è il sindaco Giuseppe Scrivano, che ha presentato una denuncia all’ Eas, al commissario per l’ emergenza idrica, il generale Roberto Jucci, al prefetto Renato Profili. Il dossier sarà inviato anche alla Procura di Termini Imerese. Scrivano giudica «iniqua» la distribuzione dell’ acqua. Il suo comune è servito dalla condotta dell’ Eas che attinge dalla sorgente di contrada Celle, nel comune di Petralia Sottana. La condotta serve anche Bompietro e Blufi, dove l’ erogazione avviene regolarmente ogni giorno, mentre ad Alimena, situata a valle, alla fine della rete, l’ acqua arriva ogni quattro giorni e per non più di tre ore. «La situazione idrica ad Alimena è un disastro – dice il sindaco – la sorgente di contrada Celle è lasciata a una gestione di libero arbitrio, nessuna regola è osservata nell’ erogazione, non si capisce perché comuni come Blufi e Bompietro o addirittura la frazione di Locati, quest’ ultimo con una condotta abusiva allacciata direttamente alla linea, hanno l’ acqua tutti i giorni o noi no». Il grido di dolore del sindaco viene all’ indomani dell’ assalto al suo ufficio da parte di decine di persone esasperate, che minacciano di non pagare più le bollette dell’ Eas. Inoltre molte aziende della zona rischiano di dover sospendere la produzione. Alle accuse di Scrivano replica il vice sindaco di Bompietro, Carmelo Di Gangi: «Allacci abusivi a Locati? Macché. Tutto è stato fatto con le autorizzazioni dell’ Eas. E poi non è vero che abbiamo l’ acqua ogni giorno: la distribuzione avviene a giorni alterni, anche per favorire Alimena». Indignato per l’ attacco anche il sindaco di Blufi, Giuseppe Rimicci: «Noi non soffriamo la sete perché abbiamo una nostra riserva d’ acqua, l’ Eas non c’ entra. Il sindaco di Alimena sbaglia a scatenare una guerra tra poveri». Ivan Mocciaro